Poi, con più calma, ripensandoci, ho ricostruito la mia posizione in merito e devo dire che devo almeno in parte rettificare quanto detto.
Quello che serve al cittadino per sentirsi parte della comunità, investire nel futuro della famiglia e dei figli, essere a sua volta motore dell'economia, non è il posto fisso, ma il lavoro sicuro, cioè avere la ragionevole aspettativa di trovare un'occupazione in tempi brevi dopo l'interruzione del precedente rapporto di lavoro e di poter contare sul sostegno della comunità durante quel periodo.
Alle imprese ciò comporterebbe un aumento del costo del lavoro dovuto all'esigenza di retribuire meglio i lavoratori non più ricattabili, compensato dalla possibilità di licenziare senza vincoli; cosa evidentemente a tutto vantaggio delle imprese sane e capaci di creare valore aggiunto e a svantaggio di quelle che vivono solo sottopagando i lavoratori.
Si dirà che comunque il lavoro non ci sarà mai per tutti e quindi aumenteranno in modo insostenibile i "mantenuti"; vero, ma con due notazioni:
- in ogni caso occorre dividere equamente quanto spendiamo per ammortizzatori sociali, sganciando definitivamente il trattamento dal rapporto di lavoro di provenienza; non si capisce perchè un operaio FIAT o ITALSIDER debba essere sostenuto più di un bracciante agricolo;
- la possibilità per le aziende di ristrutturarsi senza vincoli dovrebbe favorire una crescita del sistema economico e non una decrescita.
Quindi, chiedo ammenda a galatea, mi dispiace per Tremonti, ma il posto fisso non è la panacea di tutti i mali.
8 commenti:
"Quello che serve al cittadino (…) non è il posto fisso, ma il lavoro sicuro, cioè avere la ragionevole aspettativa di trovare un'occupazione in tempi brevi dopo l'interruzione del precedente rapporto di lavoro (…)"
Avrei scritto la stessa cosa da me, la settimana prossima, aggiungendo che l'idea stessa del posto fisso frequentemente è la fine dell'evoluzione professionale, ma anche dell'autostima, dell'individuo.
Ti ringrazio per aver reso superfluo il lavoro di elaborazione da appunti a post: non c'avevo molta voglia e poi, quando diventa troppo serio, il mio blog lo sopporto a malapena.
Buona domenica
"Alle imprese ciò comporterebbe un aumento del costo del lavoro dovuto all'esigenza di retribuire meglio i lavoratori non più ricattabili"
Forse. Perché se è come la penso io, cioè che a una situazione di libertà lavorativa corrisponderebbe poi un aumento della competenza del lavoratore, si innescherebbe un processo di "mercato" all'interno della categoria dei lavoratori stessi, che sarebbero portati a fare anche "offerte" più competitive, per assicurarsi un "cliente", contenendo i presunti costi sostenuti dalle imprese.
giusto UGOLINO, questo è parlare da liberali. Ne ho parlato con GIANS a commento di un suo post. Giungendo alla seguente conclusione: La precarizzazione è figlia della resistenza ad oltranza contro l'abolizione dell'art. 18.
Ho scritto un nuovo post che non ti viene segnalato, ma che penso ti interesserà. ;)
Caro Ugolino, quanto scrivi è tutto tutto e ripeto tutto giusto. Quello che spesso non si dice, è che ci sono potenziali lavoratori che non meritano un lavoro. Scusa se faccio questa osservazione, ma non credo che basti avere gambe a braccia. Il mio commento ti sembrerà troppo radicale, ma prende in considerazione un aspetto che le grandi aziende utilizzano nella scelta dei propri dipendenti, e cioè: prima ti assumo tramite agenzie di lavoro interinale, ti valuto e se vali ti assumo. Questa è l'esperienza di cui posso parlarti. Altro non sò. Buon pomeriggio domenicale.
MARCOZ, non mi meraviglia che sui temi economici siamo in sintonia, anche sull'ultima tua osservazione; non volevo farla lunga ma è chiaro che un sistema sano e competitivo tende a migliorare tutti gli indici.
ARCI, ci faccio un salto. Vero, l'art. 18 e stato un bastione importante ma ora è solo una maceria che ingombra l'avanzata, anche per quella ridicola soglia dei 15 dipendenti.
GIANS, verissimo, e immagina quanti ne vedo io! In un sistema come quello che dico io questi andrebbero progressivamente regredendo sino a ridursi a lavare i cessi (con tutto il rispetto per chi li lava che potrebbe invece fare cose molto più gratificanti).
Chiaro che l'assegno di disoccupazione deve essere decrescente, e ridursi al sostentamento minimo (pane, acqua, aspirine) per quelli che di trovare e tenere un lavoro non ne vogliono sentire.
Riferito a quanto hai scritto da me: "susuncu" :D
Considero l'affermazione di Tremonti sul posto fisso,
niente di più che un calambour, il desiderio di spiazzare e sparigliare il pigro procedere del
comune pensiero politico di entrambi gli schieramenti,
considero Tremonti troppo intelligente per attribuirlgi
obbiettivi demagocici, la fretta con cui anche Berlusconi si è affrettato a condividere l'idea del posto
fisso, è la giusta ricompensa a Tremonti per questo
suo divertissment. Ci manca solo il posto fisso con
tutto l'armamentario ideologico che l'accopmpagna,
per farci fare un altro passo indietro.
GIANS, non avevo voglia di uscire, e pensavo dvvero che il mio voto non avrebbe cambiato niente, oltre che non sapere per chi votare.
EGINE, a parte che per cpire cosa c***o fosse 'sto calembeur ho dovuto scomodare Billy (Gates)
Probabilmente hai visto bene nel rimpiattino con Berlusconi, l'unico motivo della boutade (tiè!)
Io abolirei il posto fisso e cercherei di fare qualcosa per quella certa idea fissa che ci ritroviamo :-)
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