sabato 9 ottobre 2010

Ris-post (a marcoz, gians, e più)

La violenza è solo una.

Violenza è provocare a qualcuno più debole una sofferenza contro la sua volontà, pensando di averne diritto.

Qualsiasi distinzione riferita alla violenza che non parta da questa considerazione rende quella distinzione fittizia, pretestuosa, utile a sostenere a posteriori una linea nota a priori.

La condizione necessaria perché si possa parlare di violenza è che la vittima sia indifesa, che non possa utilmente opporsi alla violenza; la violenza si realizza tra uno consapevole di non potersi opporre e un altro consapevole di poterla esercitare. Altrimenti è un'altra cosa.

L'elemento soggettivo della vittima è il tratto fondamentale, distintivo, della violenza; è a quello che occorre prestare attenzione, più che alle forme in cui viene perpetrata, al percorso che la precede, all'animus di chi la compie. Nel momento in cui un atto o un comportamento è subito come violento da chi lo subisce è realizzata la condizione per cui si possa parlare di violenza, che si perfeziona nella mancanza di accertamento dell'esistenza del consenso. Il disinteresse del violento per i sentimenti della vittima, quando non il piacere sadico di osservarli, sono l'altro elemento soggettivo fondamentale.

I motivi del violento non sono invece rilevanti, in quanto tutti i violenti hanno sempre una buona ragione per esserlo; principalmente il violento è colui che ha subito violenza in precedenza; il marito che picchia la moglie è stato costretto ad assistere alle violenze del padre sulla madre, il serial killer è stato stuprato da bambino da uno zio; il dittatore sanguinario aveva un padre assente e una madre apprensiva della quale non è mai riuscito ad elaborare il lutto, il militare israeliano ha visto morire molti suoi coetanei dilaniati dalle bombe dei kamikaze, il kamikaze ha visto molti suoi familiari inermi morire sotto le bombe israeliane lanciate sui villaggi di povera gente. Tutto questo è noto alla cultura politica da alcuni millenni ed è la motivazione principale del successo di quelle forme di aggregazione che partendo dalle tribù sono arrivate alle istituzioni nazionali e sovranazionali, che fanno della difesa e dell'ordine i loro motivi fondanti nell'opposizione alla legge del più forte. Oggi è lo stato di diritto che affermando la libertà e l'uguaglianza di tutti gli uomini rinnega la violenza e si erge a difesa dei deboli.

Il violento è colui che crea con la forza un temporaneo strappo nella copertura dello stato di diritto, e in quello spazio applica la legge del più forte a danno di uno più debole. Il violento non è quindi nemico della vittima, ma nemico dell'intero consorzio umano, del quale disconosce la legittimità e la stessa ragion d'essere. Non si può quindi guardare alle violenze con distinzioni di sorta, perché esse rappresentano un unico movimento trasversale antagonista della pace e della tranquillità.

Non chiedere mai per chi suona la campana, essa suona per te. (John Donne)

11 commenti:

Marcoz ha detto...

Sarò breve, sia per il poco tempo a disposizione, sia perché, su certi temi, è facile partire per la tangente. E io non intendo seguirti.

Sublimi, un po' troppo, Ugolino, anche se nel complesso la tua esposizione è valida. E perché sublimi, e ti allontani dal suolo polveroso, lo dico subito, dopo una piccola precisazione.
Nella definizione che dai dell'atto, cambierei il termine (anche se so che questi sono dettagli lessicali) con l'aggiunta di un'aggravante: "[sopruso] è provocare a qualcuno più debole una sofferenza contro la sua volontà, pensando di averne diritto o ritenendo di non subirne conseguenze.

Dicevo, io non sublimo e rimango coi piedi ben piantati per terra perché cerco di evitare, quando posso, di fare "accademia", e mi sforzo di essere estremamente pratico, nonostante la teoria sia affascinante.
Ed entro nel merito.
A Gians ho - per così dire - contestato il mezzo comunicativo, inadeguato e ambiguo (visto che sulle buone intenzioni non avevo dubbi), perché schiaccia su un piano unico azioni ed effetti di livelli differenti, mancando l'obiettivo di mettere in risalto il filo conduttore delle falle nell'animo umano (se era questo l'obiettivo), che - possiamo concordare tutti - esiste.
Nel caso specifico, la mia distinzione non è fittizia, si basa su fatti. Un soldato israeliano che sbeffeggia una persona in stato di fermo è una situazione molto diversa dal nazista che minaccia con un arma in mano e ha potere di vita o di morte sul prossimo; sia egli in un campo di concentramento, in un ghetto, in un bar o in un condominio. Questo anche solo prendendo i singoli per confrontarli al di fuori dei rispettivi contesti (contesti che li distinguerebbero ancor di più).
E, sempre distinguendo, non mi sento complice di chi strappa "la copertura dello stato di diritto", perché, per me, "distinzione" non significa "attenuante" o, addirittura, "assoluzione".

Chiudo osservando provocatoriamente, che pure la vittima di una situazione di limitazione della libertà, non si farebbe prendere dall'aporia se, per assurdo, l'aguzzino le chiedesse: "preferisci che ti uso come background per una coreografia o come bersaglio da tiro a segno?". Cosa credi, Ugolino, che risponderebbe "Diamine, non posso scegliere! Entrambe le ipotesi rappresentano un strappo nella copertura dello stato di diritto!"?

Buon fine settimana

Gians ha detto...

Sapevo che quest'argomento ti sta a cuore, e mi chiedevo come mai non fossi intervenuto da me. Ora mi dai la spiegazione, e che spiegazione! quello che non sarei mai riuscito ad esprimere io -vista anche la scarsità di documenti filmati, pre-leggi razziali- lo hai fatto tu con grande lucidità. Quanto alla provocazione del caro Marcoz, direi che la vittima accetterebbe di tutto, pur di scampare al pericolo più grave, ma direi pure che sbaglia a prendere per esempio i due filmati usati da me, e che ripeto, non volevano essere una provocazione a loro volta, ma un abbinamento dettato dall'impossibilità mia, e degli archivi video disponibili, ammissione che già ho fatto nei commenti sul mio post. Per questo chiedevo a gran voce, di prendere in considerazione l'idea di fondo, ossia la debolezza delle vittime.


Buon fine settimana a tutti.

Ugolino Stramini ha detto...

MARCOZ, buon fine settimana a te!

Credo di poter assimilare a oblique manifestazioni di affetto nei miei confronti tanto il ricorso alla geometria piana di oggi che all'escatologia di avantieri; di questo passo mi aspetto da un momento all'altro una raccomandata...

Prima di tutto una precisazione lessicale, come l'hai definita tu; io non ho usato il termine "complice", ma "pretestuosa", ma probabilmente il piano era inclinato e ci sei scivolato da solo verso quel risultato.

Venendo al nocciolo del problema, quello che secondo me manca alla tua analisi è la prospettiva dalla parte della vittima; nel caso in questione la donna è legata e bendata nelle mani di un militare, quindi non può sapere fino a dove si spingerà l'azione violenta.
Non è una particolare nota di merito il fatto di limitare le proprie violenze, perché è solo un'altra manifestazione dell'arbitrio che ci si arroga su un altro. Proprio nel film citato da gians uccidere o graziare erano due lati della stessa violenza.
Per questo confermo la mia prima analisi: la violenza è solo una e una deve essere la sua condanna.

GIANS, non volevo trolleggiarti il blog, ed ho preferito sporcare in casa mia.
Dici bene: la debolezza della vittima è quello che conta, e poco importa se è in balia di un gerarca nazista, di un poliziotto delinquente o di uno zio maniaco

Gians ha detto...

Ugolino va benissimo pure così, certo non capisco questa cosa del trolleggiare, o meglio, anche se la capisco, non vedo il riferimento a te stesso.

Marcoz ha detto...

Salto i dettagli come le sfumature lessicali, le "virgolette" che avrei dovuto mettere, i piani inclinati (?), il materiale di cui Gians non disponeva per esprimersi meglio, e vado al nocciolo del problema. Non prima, però, di far notare a Gians che la vittima della mia ipotesi sceglierebbe il male minore semplicemente perché pure lei sarebbe in grado di vedere una differenza (non si potrebbe dire lo stesso se le alternative fossero una pallottola in testa oppure una nel cuore).
Il nocciolo, dicevamo.
No, non mi manca la prospettiva della vittima, ce l'ho ben presente. E so che, in certe situazioni, non si possono fare tante distinzioni poetiche («in the thick of the fight, it doesn't matter who is wrong who is right»).
Tuttavia, non si può assumere a elemento determinante, ai fini di un qualsivoglia giudizio (aguzzare la vista, era l'esortazione), il punto di vista dell'interessato, quando riceve le attenzioni degli eventi. Lo considero un errore di metodo e di logica. E di sostanza. L'ubriaco al volante e il guidatore che perde il controllo a causa dello scoppio di una gomma non sono la stessa cosa, anche se per la vittima della strada, nel momento dell'incidente, la differenza è insignificante.

"la violenza è solo una e una deve essere la sua condanna"
Mi ero già espresso in proposito:
"Se mi fosse stato sottoposto il solo filmato del soldato israeliano, il mio stigma sarebbe stato inevitabile e senza condizioni (e lo è per quello che rappresenta)"
"A me proprio non sarebbe mai venuto in mente di tirare un ballo, non dico l'olocausto ma anche un reato mille volte [superiore] (avevo scritto erroneamente "inferiore", nda), per giustificare o dare attenuanti al militare ballerino."

Saluti

P.S.: Gians, penso che il post di Ugolino potrebbe interessare Teddy. Che facciamo, lo avvisi tu o lo faccio io?

Gians ha detto...

Marcoz, avvisalo tu Teddy, nell'avvisarlo anticipagli che sei fortemente convinto che ogni vittima di qualsiasi ordine e grado, è capace di distinguere quale carnefice sia il meno peggio.

Marcoz ha detto...

Ok, Gians.

[Perché mettermi in bocca parole che non dico? È pressoché impossibile che una vittima, nel momento in cui accusa il torto, faccia distinzioni. L'ho espresso a chiare lettere. Nel mio esempio per assurdo - e cioè nel caso improbabile che qualcuno possa scegliere la "punizione" - affermo che chiunque potrebbe vedere determinate differenze (di "persecuzione" e non di "persecutore")]

Gians ha detto...

Si va bene Marcoz, ma ora fai fare la parte dell'antipatico a me, altrimenti dove sta il turnover?

p.s., e Teddy?

Marcoz ha detto...

Credo di averlo avvertito (credo, perché la mail dovrebbe essergli arrivata).
Però, se non si fa vivo, lo posso capire.

Anonimo ha detto...

Prova

Ugolino Stramini ha detto...

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