giovedì 18 febbraio 2010

Velo islamico e potestà genitoriali.

Ordine pubblico a parte, portare il velo islamico è una questione di libertà se riferito a persone adulte, responsabili delle proprie scelte; una donna può volontariamente decidere di indossarlo o essevi costretta contro la sua volontà a patto che questa volontà abbia una sua valenza, un suo riconoscimento giuridico.
Nel caso di minori, cioè persone soggette alla potestà altrui, questa volontà, se pur esiste, emana da una personalità immatura ed ancora in formazione, e quindi assume un ruolo secondario rispetto a quella dominante del tutore, e questo non in Sudan o in Iran, ma in Italia.

Il quadro normativo nazionale è racchiuso nell'art. 316 C.C. che recita: "Il figlio è soggetto alla potestà dei genitori sino all'età maggiore o alla emancipazione". Potestà a cui l'art. 147 C.C. fa corrispondere "l'obbligo di mantenere, istruire ed educare la prole tenendo conto delle capacità, dell'inclinazione naturale e delle aspirazioni dei figli". Da notare l'uso della parola "obbligo", che lascia poco spazio ad impulsi liberali.
Ma come educare? Ce lo dice l'ordinamento comunitario, recepito per espresso dettato costituzionale come sovraordinato rispetto a quello nazionale. La Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, all'art. 2 del Protocollo Addizionale del 1952 afferma "il diritto dei genitori di assicurare tale educazione ... secondo le loro convinzioni religiose e filosofiche". Per capirci, è la stessa norma in forza della quale i giudici di Strasburgo hanno condannato l'Italia sulla questione del crocefisso nelle aule.

Sulla base di queste considerazioni, dei genitori italiani di cultura e religione islamica che imponessero alla propria figliola quindicenne di tenere il velo sul volto quando cammina per strada, come quegli altri che impedissero alla loro di uscire di casa la mattina con tacchi alti, minigonna e trucco da sera, starebbero semplicemente usando la potestà loro assegnata dalla legge per adempiere all'obbligo di educare la prole; e come, se non secondo le loro convinzioni?

Detto questo, se vedessimo un padre in abito che, sorpresa la figlia in giro conciata come una mignotta, la mettesse in macchina in malo modo con qualche schiaffone penseremmo ad una opportuna azione educativa; se vedessimo invece un uomo in caffettano che coprisse frettolosamente e strattonasse con male parole incomprensibili una ragazzetta bruna in jeans e maglietta penseremmo invece ad un delitto d'onore.

Sto dicendo che la violenza sulle donne, in particolar modo negli ambiente degradati con alto tasso di immigrati islamici, non esiste? No. Esiste e va combattuta; come ho detto, il velo, così come un abbigliamento troppo provocante, in una ragazzina deve rappresentare un dato di attenzione; in assenza di altri riscontri (rendimento scolastico, assenze, integrazione) si dovrà trarre la semplice conclusione che una delle due famiglie è molto tradizionalista, l'altra molto moderna: punti di vista.

5 commenti:

Gians ha detto...

Ho seguito con interesse la tua trilogia. Dato per scontato che, negli ultimi anni, tutte le pulsioni reazionarie, non si sono abbastanza ri-organizatte contro i fanatismi religiosi e alle varie ortodossie confessionali, ci si deve "accontentare" di un manipolo di lungimiranti politici che scrissero la nostra costituzione. Alla faccia di chi vorrebbe stravolgerla.


ps, linkato.

Marcoz ha detto...

Fiumi di byte, da queste parti.
Stampo e leggo con calma.

Saluti

Ugolino Stramini ha detto...

GIANS, trilogia, quadrilogia, serial, non lo so più neanche io (spero di non tediare nessuno); sono d'accordo con te sui costituenti: fecero un alvoro eccellente, anche se avevano molto fresco e presente l'esempio contrario.

MARCOZ, usa carta mooolto morbida e mettiti comodo, così ti sarà più facile ricliclare il papiro.

il più Cattivo ha detto...

Eccomi qua.
Ti ho letto, non so quanto abbia davvero capito...
Ti lascio una nota e una impressione:
La nota è il mio nick è "il più Cattivo" messo in altro modo assume significati che non sono per me applicabili... se pensi di avere desiderio di chiarimenti ... a disposizione.
L'impressione: mia figlia è ancora una bambina e quindi forse non ho titolo per esprimermi relativamente a cose che non ho ancora vissuto. Sinceramente però non giudicherei mai un atto educativo uno schiaffone. Forse uno sfogo... forse comprensibile, ma educativo no! Questo è forse il discrimine maggiore tra quanto tu riporti e le mie convinzioni, che in quanto tali non contano più di quelle di chiunque altro.

La dichiarazione dei diritti universali dell'uomo non sarà perfetta, non è certo un riferimento indiscutibile, ma mi sembra comunque una buona base di partenza...
Un Sorriso

Ugolino Stramini ha detto...

CATTIVO, benvenuto.
Più che centrare il ragionamento sui metodi educativi, ho provato a concentrarmi sul principio stesso dell'educazione, che è sempre anche condizionamento, legittimo se non eccede.
Il velo alle adolescenti è una forma di condizionmento forte ma ancora lecita.