lunedì 15 giugno 2009

Titolo volutamente ambiguo

Volutamente ambiguo per aggirare motori di ricerca ed agregatori, che nei prossimi giorni, dopo l'ennesimo incidente, staranno sull'argomento delle M o r t i B i a n c h e.
Per ciò che voglio dire, e che mi ripromettevo di dire da alcune settimane, anche un minimo di risalto del post potrebbe risultare oltraggioso per i parenti ed amici delle vittime, e questo è quanto di più lontano dal mio pensiero; nondimeno ritengo di dover dire alcune cose.

La retorica delle MB non mi piace, la trovo strumentale. I morti, è vero, non sono tutti uguali, anzi, così come i vivi, sono tutti diversi. Alcune morti sono naturali, giungendo al termine di un'esistenza compiuta, anzi a suo completamento; altre sono liberatorie, quando intervengono ad interrompere vite sofferenti indegne di essere vissute; le vite spezzate hanno invece tre diverse cause: malattia, incidente, delitto.
Trascurando la prima, le altre due si differenziano sotto il profilo della responsabilita: se c'è si tratta di delitto, se non c'è di incidente. Se si tratta di delitto, la strada è tracciata dal C.P.P. e non ci dovrebbe essere spazio per la retorica. Si fa l'indagine, se del caso si va a processo e sarà la sentenza a stabilire come sono le cose. Sino alla sentenza, sempre che ricorrano gli estremi, si tratta di incidente; tragico, spiacevole, doloroso, ma incidente. Tantomeno sfortunato quantopiù attinente alle scelte di vita della vittima; l'alpinista estremo che si sfracela su un costone roccioso viene pianto dai suoi cari come è giusto, ma finisce lì, non è il caso di gridare alla montagna assassina.

Ora invece una certa retorica del peggiore sindacalismo, che trova sponda nella peggiore stampa, nella peggiore politica e nella peggiore clericalità, le MB sono incidenti diversi dagli altri. Tra uno studente che si schianta col motorino, un clochard che brucia con la sua baracca ed un impiantista che viene fulminato da un cavo in tensione, quest'ultimo è l'unico per il quale si grida allo scandalo, per il quale si cercano colpevoli (sempre ben noti), per il quale si organizzano scioperi e sit-in.
Vivere è di per se un'attività pericolosa, lavorare ancora di più, soprattuto se si fanno alcuni lavori; morire è una delle cose che possono succedere.
Perchè dovrebbe succedere a tutti tranne che ai lavoratori? Meglio se morissero solo studenti, disoccupati, casalinghe e pensionati?

7 commenti:

gians ha detto...

Provo ad obbiettare alcuni punti. Non lo faccio per spirito di contraddizione, o di presenza sul commentario che questo post possa scaturire. Sono per cultura e infibulamento quanto di più distante dai sindacati: Li ritengo quasi una piaga dei nostri tempi. Mettendo da parte certa informazione, che grida più o meno quando può farle comodo, credo si debbano fare le dovute distinzioni. Un ragazzino che muore sul suo scooter, non può essere allineato ad un incidente sul lavoro, per almeno una serie di semplici motivi. Primo tra tutti le strade e le loro strutture sono talmente diverse e ampie che difficilmente si può prevedere l'incidente (imperizia degli utenti, buchi sulle strade ecc.). Un luogo di lavoro è sempre circoscritto e a nessuno, dovrebbe essere richiesta l'esigenza dell'imprudenza, per portare a termine un lavoro, magari nel più breve tempo possibile. La gravità delle morti sul lavoro, ricade nel ricatto costituito dal fatto che in tanti rischiano la vita ma non per propria imprudenza, ma solo per l'esigenza di mantenere una occupazione. Il grande Dè Andrè diceva: Quando si muore si muore soli. Ma in questo frangente mi sento di dire che i colleghi di tante persone morte, muoiono un poco anche loro, se non non gridano le cause.

Ugolino Stramini ha detto...

GIANS, cominciando dalla fine, stai ipotizzando che certe manifestazioni siano solo riti funebri, forme di elaborazione del lutto, esorcizzazioni colletttive della paura di ciascuno? Teoria interessante, addirittura innovativa, forse sin troppo per questo spazio, e non lo dico con ironia.

Nel merito invece, e mi sento di richiamare qui il post di Galatea del fattaccio :-) ed i commenti relativi, io credo nella responsabilità di ciascuno come conseguenza dell'autodeterminazione.
Le leggi ci sono e le aziende che non le rispettano vanno sottoposte a tutto ciò che meritano, ma questo non esenta il lavoratore da essere primo garante della propria sicurezza.
Se invece decidiamo che alcuni sono tutori di altri a prescindere, allora c'è sempre qualcuno a cui dare la colpa; i genitori che comprano lo scooter al ragazzo, la TV che li condiziona, lo Stato che lo consente. E via dicendo.
Il punto su cui insisto io è uno: perchè i lavoratori non dovrebbero morire mai?

gians ha detto...

No caro Ugolino, sono totalmente in disaccordo su quanto dici. I lavoratori non è che non debbano morire mai, sarebbe magari preferibile non capitasse sui posti di lavoro. Tu escludi a priori le condizioni di alcuni disperati. Sono quelli che spesso muoiono ufficialmente "al primo giorno di lavoro" solo perchè un qualche impiegato compiacente di qualche ufficio del lavoro, ha nascosto il fatto che il povero lavoratore fino a quel momento stesse in nero. Da parte mia, che lavoro in una azienda seria solo la mia imprudenza può farmi correre qualche rischio, e questa se non sbaglio è la tua stessa condizione, ma prima di spiegare a me che c'è una legislazione ben precisa in materia, tribunali e giudici preposti alle assoluzioni o condanne, mi chiedo come mai, non ti sei soffermato a vedere il mondo del lavoro, anche da un'altra angolazione, è ormai troppo lontana da te?

Unknown ha detto...

condivido in toto il pensiero di ugolino, se muore
un commesso viaggiatore in un incidente stradale
come la chiamiamo questa morete, c'è molta ipocrisia
sopratutto nel sindacato, poi ovviamente ci sono regole e attrezzi se non vengono usati ci sarà
la giustizia.

Ugolino Stramini ha detto...

GIANS, e sono d'accordo con te, quando ti riferisci a quei poverini. Il lavoro nero, quando lo è anche di pelle, è una piaga che andrebbe perseguita legalmente e proclamata pubblicamente.
Ma scioperi per questi poveracci non me ne ricordo molti.
Mi ricordo invece, poche settimane fa, due giorni di sciopero in un grande impianto petrolchimico sardo di un'azienda con un tasso di incidenti ed un sistema di sicurezza da vare invidia ai tedeschi. Dagli al padrone!

Poi, non mi sono certo dimenticato di essere appartenuto in prima persona a quel mondo; ricordo anzi quanto polemizzavo con alcuni compagni di lavoro per la loro sventatezza, che non era frutto di un ricatto del "padrone", ma un misto di superbia e di rivalsa, della serie: i DPI? roba da femminucce, a me non servono!
Tu dove hai vissuto in questi ultimi vent'anni?

EGINE, ipocrisia e malafede.

gians ha detto...

Molto facile risponderti, e dato che mi conosci, trovo la domanda perfino superflua. Ma per la cronaca e solo per quella, ho vissuto facendo i lavori più disparati e a volte disperati, credo d'aver ingoiato anche parecchia polvere d'amianto senza saperlo. Caro Ugolino sono stato in vita, ma tu magari non ci hai fato caso. ;)

Ugolino Stramini ha detto...

EGINE, imperdonabile aver lasciato cadere nel nulla la tua elegantissima citazione di Miller.

GIANS, riflettici, ricorderai che c'ero sempre, dove una mia assenza si sarebbe notata di più, e tante altre volte. E spero di esserci ancora. Un abbraccio