Mi spiego meglio. Se delle persone, indipendentemente da qualsiasi distinzione, intendono assumere reciprocamente gli impegni che oggi sono compresi nel matrimonio non c'è alcun motivo per impedirglielo e negare loro lo stesso riconoscimento; perde anche significato cercare una diversa denominazione.
Se invece delle persone intendono condividere in qualche modo le loro esistenze ma non assumere quegli impegni, ferma restando la libertà di ciascuno e la tutela che sempre va accordata alle formazioni sociali che rispettano la legge, non possono neanche ambire a quei riconoscimenti ed a quelle tutele che vanno invece riconosciute al matrimonio.
Se alcuni scelgono di assumersi un impegno e altri no ci sarà un motivo; senza illuderci che sia facile o anche solo possibile mantenerli, gli impegni matrimoniali hanno almeno nell'intenzione l'idea di costruire qualcosa più forte del tempo e delle avversità della vita. La differenza sta nell'animus, nel fatto che alcuni ci credono e si mettono in gioco, altri no.
Il pensiero laico, non laicista, è per sua natura orfano (volontario) del trascendente e dei valori che ad esso si ispirano. Certo costruire un valore, cercare di portarlo ad un livello universale senza farlo discendere dal cielo è impresa ardua. Un certo pensiero anti-laicista vorrebbe il laico privo di valori, relativista, scettico e nichilista.
In altra sede, altre volte, ho provato a dire che invece è possibile costruire un'etica ascendente, dal basso; e ho indicato nelle mani nude, cioè nel confronto tra la coscienza di ciscuno con le coscienze dei suoi simili e l'esperienza di vita.
Il matrimonio, inteso come formale impegno di reciproca solidarietà ed assistenza, per il fatto che svolge una altissima funzione sociale è una di quelle istituzioni laiche che possono ambire ad elevarsi al rango di valore. Per questo motivo deve al contempo essere consentito a tutti e tutelato in modo specifico, privilegiato rispetto ad alte forme di unione tra individui.
Di seguito alcuni articoli della Costituzione e del Codice Civile, citati non tanto a supporto di quanto sopra espresso ma per sfidare quei pochi che fossero arrivati sino a questo punto del post a dirmi in che modo la poligamia-poliandria violerebbero i principi ivi espressi.
p.s. se pensate che il bastione possa essere quell'articolo del C.C. sappiate che presto la Suprema Corte si esprimerà sulla sua costituzionalità.
§§§§§
Visti gli artt. 134 Costituzione della Repubblica, 1 legge Cost. 9 febbraio 1948, n. 1 e 23 e ss. della legge 11 marzo 1953 n° 87, Dichiara rilevante e non manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale degli artt. 93, 96, 98,107, 108, 143, 143 bis e 156 bis, nella parte in cui, sistematicamente interpretati, non consentono che le persone di orientamento omosessuale possano contrarre matrimonio con persone dello stesso sesso, per contrasto con agli artt 2, 3, 29 e 117, 1° comma della Costituzione, Dispone l'immediata trasmissione degli atti alla Corte Costituzionale, sospendendo il procedimento in corso.
§§§§§
Costituzione, Art. 2.
La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
Costituzione, Art. 3.
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
Costituzione, Art. 29.
La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.
§§§§§
Codice Civile, Art. 143. Diritti e doveri reciproci dei coniugi.
Con il matrimonio il marito e la moglie acquistano gli stessi diritti e assumono i medesimi doveri.
Dal matrimonio deriva l'obbligo reciproco alla fedeltà, all'assistenza morale e materiale, alla collaborazione nell'interesse della famiglia e alla coabitazione.
Entrambi i coniugi sono tenuti, ciascuno in relazione alle proprie sostanze e alla propria capacità di lavoro professionale o casalingo, a contribuire ai bisogni della famiglia.
20 commenti:
mah, a me il sommario pare sensato, sebbene non capisco cosa si intenda con "altre unioni, meno stabili", "stabili" nella forma? nel tempo? nei contenuti? insomma direi che le unioni sono positive comunque, foss'anche un'unione triennale senza tacito rinnovo..bah forse è che ho fame..
Il sommario, per quanto ricordo, era sensato; meno stabili nell'intenzione, nella volontà, come dico poco dopo il sommario, ne"l'idea di costruire qualcosa più forte del tempo e delle avversità della vita".
Comunque il caffè te lo sei guadagnato :-)
Come ben fa notare Davide, la questione sta nel come determinare le "unioni meno stabili", ammesso che si possa farlo.
Tanto per fare un esempio banale, io conosco persone che si sono sposate solennemente in chiesa e dopo pochi mesi (una coppia dopo sei) hanno deciso di separarsi.
Diversamente, ho visto una coppia gay dalla durata decennale (poi l'ho persa di vista).
Quale metro di giudizio adottare, allora?
caro Ugolino,
dal momento che il numero delle convivenze sta per superare quello dei matrimoni, certamente si porrà il problema di regolarle.
Mi pare giusta la tua tesi: graduare i diritti in base agli imppegni (doveri) che la coppia intende assumere.
Ma il punto del post che più mi intriga è quello della morale laica.
Su questo argomento ci dobbiamo tornare.
Per adesso condivido il principio che non possa essere monopolio dei clericali. Tutt'altro. L'etica laica - fondata sulla liberta - sarebbe di specie superiore. Quello che difetta è l'organizzazione.
Ne riparliamo ;))
MARCOZ, non è la durata a posteriori ma l'intenzione a determinare il primo discrimine tra i rapporti; nel caso dei gay, in più, non gliene si potrà fare una "colpa" sino a che sarà loro vietato; in generale dico che chi potendo non si sposa è nel suo diritto, ma che non si lamenti se la casa popolare la danno prima a chi si è sposato.
ARCI, occorre però chiedersi se l'aumento delle convivenze non sia almeno in parte dovuto all'attuale quadro legislativo e assistenziale che non valorizza il matrimonio, anche perchè lo preclude alle coppie omo.
L'etica laica ricorda tanto l'isola che non c'è, ma non per questo sono mancati e mancheranno i pazzi come noi che continuano a cercarla.
Accolgo il tuo invito a riparlarne in una prossima occasione.
"[è] l'intenzione a determinare il primo discrimine".
E grazie, sono bravi tutti a dire "finché morte non ci separi", ma non vedo cosa c'entri.
Non c'è garanzia alcuna che una coppia col sacramento, a cui viene data una casa popolare, duri di più di un'altra; saranno semmai le condizioni economiche a dissuadere eventuali voglie di rottura.
Io dico che se un un'unione è effettiva, e verificabile (perché alla fine ci si preoccupa degli abusi sotto il profilo economico), dovrà essere riconosciuta per quello che è in quel dato momento, né più né meno.
A posteriori, una coppia potrebbe eventualmente "maturare" alcune agevolazioni, un po' come per una pensione, ma questa è in'idea al volo e non so che valore abbia.
MARCOZ, l'idea è tutt'altro che balzana, ma porrebbe subito questione sulla verificabilità della maturità dell'unione; tra una raccomandata con ricevuta di ritorno e un certificato di matrimonio, perdonami, mi pare non ci siano paragoni.
Non voglio dire che tutti i matrimoni sono delle vere unioni e che le tutte unioni di fatto sono fasulle. Dico (battuta involontaria) che i primi hanno almeno nell'intenzione la forma di un impegno duraturo, da incoraggiare, e le seconde sono coniugate al presente senza quello slancio, quell'ambizione.
Una nota: io non ho mai parlato di sacramento, e mi meraviglia che ne parli tu; io ho parlato di istituto laico, senza incensarlo in nessun modo.
Ho saltato un "oppure".
Credevo di aver elencato chi si sposa in chiesa oppure "in Comune".
Ho letto decine di volte questo post, non lo condivido, in quasi nessuna delle sue parti. Leggendo poi i commenti, (li aspettavo appositamente) non capisco quale sia il metodo per cui una coppia sposata detenga il diritto di una abitazione statale, prima di una coppia omosessuale o di un single. Faccio presente, che questi ultimi sono i più bersagliati dall'erario, in nome di cosa? del fatto che solo la "famiglia" ha diritti? In questo post non mi pari tu, e se lo sei, non ti capisco.
GIANS, l'hai letto forse tante volte, ma qualcosa ti deve essere sfuggita di sicuro, anche a causa mia, che mi dilungo e mi perdo senza spiegare; ad esempio il fatto che io sono totalmente a favore del matrimonio tra persone dello stesso sesso, qunidi il discrimine che propongo io non è tra coppie etero e coppie gay, ma tra gente sposata e gente non sposata, senza condannare in nessun caso la seconda, solo evidenziando che la mancata normalizzazione da parte loro di un impegno duraturo li mette in seconda fila rispetto a quelli che l'hanno fatto, quando c'è da concedere specifici benefici.
Per quanto riguarda i single, dice tutto l'art. 2 della Costituzione che non a caso ho riportato; tanto è vero che in quanto individui godono di diritti inviolabili, è altrettanto vero che non avendo costituito una famiglia, il loro contributo quel"l'adempimento dei doveri di solidarietà ... sociale" viene meno in un punto ritenuto dalla Costituzione (art. 29) degno della maggior tutela.
Quello che volevo in fondo dire in questo post è che credo molto nel matrimonio come istituto civile, e che questo credo ha precise basi giuridiche ed etiche. Se non mi riconosci in questo - e non credo - vuol dire che l'immagine che ti ho trasmesso di me è almeno in parte imprecisa ed è questa l'occasione per correggerla.
Caro Ugolino amico mio, so bene quale impegno tu dedichi alla famiglia, e la convinzione, che questa debba essere al centro di ogni società. Quello che non condivido, e probabilmente mi sono spiegato male, forse risiede in una discriminazione verso quelle persone, che per scelta o per impossibilità sono e rimangono delle persone senza una famiglia. Ora la costituzione, non è detto debba rimanere inalterata nei secoli, alla luce di certi cambiamenti negli stili di vita, dovrebbe pure adeguarsi, e io questo fondamento sulla famiglia, lo eliminerei del tutto, l'articolo 2 basta e avanza.
GIANS caro (come dici spesso tu), la Costituzione può essere certo migliorata, e ancora di più è suscettibile di miglioramento l'interpetazione pedestre che ne do io. Tuttavia nei suoi tratti fondamentali, e non a caso quell'articolo ha il n.2 e non il 119 mi appare molto solida. Si può dire che tutto il resto della Carta altro non sia che la spiagazione di come ciò si possa realizzare.
Discriminare i single è precluso a priori e l'art. 3 lo dice in modo inequivocabile.
Il discorso si fa lungo ed è in parte una ripetizione.
Spero che troveremo il tempo e l'energia per riprenderlo.
Mi limito a dire due cose.
Uno dei compiti fondamentali della Repubblica è quello di rimuovere gli ostacoli di carattere economico e sociale che impediscono il completo sviluppo della personalità di ciascuno; i single per forza sono tra quelli che dovrebbero essere destinatari di azioni in tal senso, come garantire un'educazione ed un lavoro, una vita degna, a tutti.
L'equa distribuzione delle risorse è uno degli strumenti fondamentali dell'azione dello Stato e perchè sia equa deve avere dei parametri. Ecco, io ritengo il matrimonio un parametro importante.
I single per scelta, penso che in questa distribuzione debbano saltare il primo turno, e non ci vedo alcuna discriminazione.
Grazie del tuo intervento.
Continuo a dissentire, il matrimonio, non può essere equiparato a una sorta di patente per entrare nella società.
Forse se si semplificassero i divorzi ci sarebbero i matrimoni. Forse.
In ogni caso, non capisco perchè il matrimonio debba essere incentivato: che una maggior stabilità sociale sia favorita dalle famiglie (o da coppie stabili) è un assunto tutto da dimostrare. A meno che non si parli dei Corleone, chiaramente.
RIP, è un assunto da dimostrare, ma la cui costituzionalità è acclarata.
RIPensandoci, non siete solo voi commentatori a dissentire da ciò che ho scritto, ma anche io.
Nel senso che come dice GIANS, la Costituzione si può anche cambiare.
Concludo citando Pino Caruso: "a volte ho dei pensieri che non condivido".
Ah, quello succede spessissimo anche a me.
Per il resto, è innegabilmente vero che la Costituzione dà un ruolo importante alle famiglie. Diciamo che io sono fedele alla Costituzione per le cose serie :-D
cari ragazzi, considerate (prima di confondervi in pensieri che neanche voi condividete) che c'è un argomento a favore della famiglia.
Dura da quando esiste il genere umano sul pianeta. Ha una funzione sociale insostituibile: serve al dovere di assistenza dei neonati, serve alla successione ereditaria dei beni .. ecc.ecc.
Quando una cosa dura nei millenni non è per caso.
RIP, diciamo che anche tu rispetti una costituzione materiale, alla faccia dei Padri Costituenti :-)))
ARCI, come la Chiesa, ma non è detto che sia un bene :-(
Io da tempo penso che le religioni siano forme di organizzazione del pensiero ormai obsolete, e oramai solo di ostacolo al progresso. Non dico certo questo del matrimonio eterosessuale, che come dici tu assolve funzioni fondamentali per il genere umano, ma una revisione sarebbe il caso di farla.
La Chiesa è molto più recente della famiglia.
E comunque, anche per la Chiesa, il fatto che duri da tanto fa pensare e reclama rispetto.
Sulle religioni in genere, il problema è più complesso, credo che siano molto importanti. Anche se danno molti problemi all'umanità, molti altri li risolvono.
Parleremo anche di questo ;))
"Il pensiero laico, non laicista"????
Ué, siam diventati clericali? :DD
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