venerdì 29 marzo 2024

Il problema dei tre corpi, o della finitezza dell'esperienza umana


La visione degli otto episodi di quella che si può ragionevolmente ritenere la prima stagione de Il problema dei tre corpi, su Netflix Italia dal 21 marzo 2024, offre lo spunto per una riflessione non banale sulla finitezza dell'esperienza umana, posta in relazione ai fenomeni che la travalicano temporalmente.

Nella serie si pone il problema di prepararsi ad un evento di portata planetaria che si verificherà solo tra qualche secolo, quando tutti gli attuali abitanti della Terra e i loro discendenti per una decina di generazioni saranno morti.

Perché un essere umano della prima metà del XXI secolo dovrebbe farsi carico di ciò che succederà al genere umano in un futuro tanto lontano? La risposta non è banale; all'illustre economista J. M. Keynes è attribuita la frase "nel lungo periodo siamo tutti morti" e come dargli torto? Per non cadere nella facile tentazione di vederci la metafora del degrado ambientale o dell'olocausto nucleare, come in Don't look up del 2021 di Adam McKay, occorre specificare che l'evento in questione è più esplosivo del primo e più certo del secondo e di conseguenza non si tratta semplicemente di acquisire un maggiore livello di responsabilità nei comportamenti personali e politici, ma di dedicare la propria vita a prepararsi all'evento e soprattutto di trovare le persone che proseguiranno ad occuparsene con il medesimo impegno dopo la propria morte, per molte generazioni.

Se semplificando riconducessimo la questione al piano della comunicazione, la missione da compiere sarebbe il messaggio che deve giungere dalla generazione attuale mittente alle generazioni future riceventi attraverso un canale idoneo.

Si pone da una parte quindi la necessità della codifica del messaggio e dall'altra la creazione delle condizioni materiali per la sua trasmissione efficace nel tempo attraverso le generazioni, le cui modalità devono essere a loro volta integrate nel messaggio al fine della loro perpetuazione.

Il celebre banana experiment del 1967 di di Gordon R. Stephenson fornisce una prima indicazione di una delle possibili modalità con cui si può ottenere la creazione delle condizioni materiali per il mantenimento di determinati comportamenti nelle generazioni seguenti.

L'esperimento inizia con delle scimmie in una gabbia dove pende appesa una banana; ogni volta che una scimmia prova a prendere la banana, tutte le scimmie ricevono un getto di acqua fredda, per cui i successivi tentativi di prendere la banana vengono violentemente repressi dalle altre scimmie per paura dell'acqua. L'esperimento prosegue con la progressiva sostituzione delle prime scimmie con nuove scimmie cui viene impedito dalle altre di prendere la banana, sino alla totale sostituzione di tutte le scimmie che avevano fatto esperienza dell'acqua fredda con scimmie che avendo acquisito la regola dalle più anziane e continuavano ad applicarla in forma di tabù senza conoscere il motivo per cui non si doveva toccare la banana.

Da questo esperimento si riceve la prima indicazione che il messaggero, come di solito accade, può non avere conoscenza del contenuto del messaggio, delle sue motivazioni o delle finalità per cui è stato codificato e spedito, ma limitarsi semplicemente a recapitarlo. Nel caso di una missione complessa, che prevede una articolata serie di attività da svolgere a scadenze programmate su un vasto arco temporale è necessario che alcuni conoscano e capiscano maggiori frazioni del messaggio e in generale si può ipotizzare una sua diffusione decrescente dal centro alla periferia dell'organizzazione.

Si può ipotizzare una organizzazione dove la periferia sia molto simile alle scimmie di Stephenson, benché il livello di complessità della missione possa richiedere alti livelli di articolazione organizzativa, e il centro di individui selezionati, nella misura stabilita che fa parte anch'essa della codifica, ha accesso al messaggio, ne conosce origine e finalità e ne cura la conservazione e l'attuazione.

Nella misura in cui il messaggio, come nel caso in questione, abbia una forte componente materiale, un evento di portata planetaria, diventa indispensabile che la periferia assuma proporzioni importanti, quindi sia necessario il coinvolgimento di un gran numero di persone ignare delle reali motivazioni del loro coinvolgimento ma soggette ad una regola funzionale agli scopi ultimi, dando luogo ad un fenomeno di massa.

Nel caso in cui il messaggio abbia forma principalmente immateriale, la periferia può essere molto ridotta o non esistere affatto, il fenomeno riducendosi ad una élite di individui selezionati, che traggono dall'accesso al messaggio, oltre che le motivazioni a perpetuarne la conservazione anche i vantaggi materiali necessari.

In un caso e nell'altro i vantaggi materiali possono assumere un'importanza crescente e finire per sostituire il messaggio o semplicemente perpetuarsi anche dopo la sua venuta meno.

Dal particolare al generale, questa analisi pensata per approfondire gli spunti di riflessione emersi dalla visione di un'opera di fantascienza, offre la possibilità di leggere le diverse formazioni sociali a cui l'umanità ha dato luogo dallo specifico punto di vista del modo in cui esse si perpetuano.

Le religioni e le ideologie di massa, ma anche le forme geopolitiche appartengono certamente al primo tipo: una gran massa di soggetti, che di volta in volta assumono il nome di fedeli, seguaci, sudditi o cittadini, assoggettati ad una regola e ad una élite, senza accesso alle informazioni reali e complete.

Le sette esoteriche, le massonerie, le società segrete, il monachesimo ascetico appartengono al secondo tipo; per il perseguimento dei loro fini non è necessario il coinvolgimento diretto della massa, e quand'anche occorra servirsene, ciò avviene lasciandola del tutto inconsapevole.

Applicando lo schema interpretativo in modo ancora più estensivo, persino l'intera esistenza umana e la vita sulla terra hanno le caratteristiche di un messaggio che si trasmette, un processo che si perpetua. Al netto di tante speculazioni filosofiche, storiche e financo giudiziarie, raramente ci è dato di avere conoscenza del contenuto del messaggio, di sapere se esso si sia conservato o se esse si perpetuino per semplice istinto di conservazione o più prosaicamente per il mantenimento del potere.

L'esperimento delle scimmie di Stephenson è di particolare interesse anche per un altra indicazione molto forte che deriva dal suo studio; alla base della paura delle scimmie c'è un fatto reale, perlomeno dal punto di vista storico, e il fatto che le ultime di esse non abbiano alcun riscontro del senso della regola cui sono soggette non vuol dire assolutamente che essa non abbia un valore, una utilità e una sua attualità.
La fretta e la leggerezza con cui noi razionalisti non esitiamo a bollare come superstizione tutto ciò che non trova riscontro nei tomi della fisica ufficiale vengono messe profondamente in discussione da questo esperimento; il dubbio di essere le scimmie di Stephenson dovrebbe perlomeno sfiorarci.