sabato 18 settembre 2010

WWW - what women want

A tutti quegli uomini come Marcoz che ritengono astruso indossare un burqa, giunga il mio invito a farsi la ceretta a gambe, glutei e "zona bikini", infilarsi un assorbente interno su per il culo (non avendo la sede deputata), sigillare con un perizoma in pizzo e dei pruriginosi collant, coprire il tutto con una minigonna, arrampicarsi su un paio di scarpe tacco 12 e guidare la macchina sino al localino scelto per l'aperitivo.

Per dire che la scomodità e l'oltraggiosità di un costume non sono di per se stessi un ostacolo alla sua adozione più o meno volontaria e spontanea.

12 commenti:

Marcoz ha detto...

Mi si sta replicando sempre fuori tema.
L'oggetto del contendere non è la libertà di fare a sé questo o quello, ma il genere di contesto in cui ciò avviene.

Qualche tempo fa, girava la foto di una coppia di punk del nord Europa (non ricordo il Paese). Bene, i due erano ritratti per strada, mentre camminavano, e lei si faceva "portare" al guinzaglio (una grossa catena di un metro di lunghezza, mi pare) da lui.
Non ho avuto la minima tentazione di dire, o solo pensare, che ciò dovesse essere, in qualche modo, impedito.
Sono ancora dello stesso avviso.

Gians ha detto...

@Marcoz, non è molto: http://www.youtube.com/watch?v=oKXWXz6CFe4

ma fin quando ci stanno donne che la pensano in questo modo, mi sento concorde con loro.

Ugolino Stramini ha detto...

MARCOZ, anche sul contesto, che tu porti a sostegno dalla tua fraintesa posizione, bisogna che ci chiariamo.
Mi è facile capire cosa tu intendi: in un contesto in cui il burqa è un elemento fortemente rappresentativo di una cultura che fa dell'oppressione e dello svilimento della donna uno dei suoi cardini (mi ricorda qualcosa, però) e quindi 99 volte su 100 (anche questo mi ricorda qualcosa) la donna lo porta perchè costretta e non mancano le evidenze delle pesanti ritorsioni imposte anche nel nostro paese a quelle donne che si sono ribellate, vietare il burqa è un atto ragionevole e doveroso per un paese civile.
Ma esiste anche un costesto - i paesi arabi più tradizionalisti - in cui questi che per noi sono disvalori sono elevati a valori, del massimo grado, in quanto religiosi in regimi teocratici (anche qui ci sarebbe da dire, sul crocifisso, per esempio) e di conseguenza la donna che va in giro "all'occidentale" per farla breve, lo fa 99 nove volte su cento con intenti sovversivi dell'ordine costituito, ed in quel contesto, secondo la tua medesima logica, è legittimo vietarglielo e punirla severamente in caso disobbedisca.
Come vedi, il discorso del contesto non è poi tanto un argomento a tuo favore.
Dov'è il punto, secondo me?
Il punto è che sul burqa si vuole percorrere la via del proibizionismo, che oltre che illiberale, si è sempre rivelata inefficace. Drogarsi fa male, di sicuro, ma vietare le droghe non mi sembra ne abbia particolarmente limitato la corcolazione o ridotto l'impatto sociale, anzi!
La prima parte dell'analisi che ti attribuisco interpretandoti la trovo giusta; occorre favorire l'emancipazione delle donne oppresse presenti sul nostro territorio, e di certo il burqa è spesso un segno di questa oppressione.
Ma la strategia scelta, quella del divieto, non la condivido per niente. Prima di tutto, datosi che per me 99 non è 100, perchè non accetto che se anche una sola donna vuole indossarlo per sua scelta senza far danno a nessuno glielo si possa impedire per legge. Non è così che si deve comportare uno Stato di diritto di ispirazione liberale.
Secondo perchè come detto, la strategia proibizionista porterà come sempre ad un peggioramento del quadro, che immagino consisterà nella sempre più stretta segregazione di queste donne ed illoro confinamento nelle mura domestiche o nello stretto ambito delle varie enclave presenti sul nostro territorio.

Anonimo ha detto...

sono d'accordo con Ugolino

(voi uomini, che ne sapete di quanto è godurioso portare il tacco 12?)

niente proibizioni, ottengono il risultato opposto

lasciamo che la convivenza pacifica attenui col tempo le distanze e le incomprensioni
le proibizioni accendono gli animi ed estremizzano comportamenti, specie se sono usi e costumi identitari

(conosco uomini che amano indossare lingerie, ma questo è tutt'altro discorso, o forse no: forse proibendolo per legge non lo si renderebbe a loro più desiderabile?)
WW

Efesto ha detto...

Concordo con te sulla prigione in cui la civiltà occidentale ha rinchiuso noi donne. L'obbligo di essere in forma, magre, curate, capelli perfetti e trucco impeccabile, tacco 12 e sempre sorridenti. Dov'è la bellezza?
Dov'è il cimitero degli elefanti dove devono andare a morire le donne che, nonostante tutti gli sforzi e la plastica, non possono più nascondere i segni del tempo?
Probabilmente è una riflessione fuori tema rispetto al Burqa, ma non scagliamoni contro le altre civiltà senza prima riflettere sulle proibizioni imposte dalla nostra.

Ugolino Stramini ha detto...

GIANS, hai visto che il video non è passato inossevato? ...gli altri in sacco a pelo ;-)

WW, bene, ma tieni conto che da Gians ti see detta in accordo con marcoz che è in disaccordo con me :-)

EFESTO, ma quale fuori tema! è proprio la questione della pagliuzza e della trave.
È in sintonia col tuo post sulla libertà; siamo capaci di vedere le prigioni degli altri senza vedere quella in cui siamo rinchiusi noi. Facile sparare a zero sul burqa e chi lo subisce.
Grazie della visita.

Anonimo ha detto...

ero in preda ai fumi dell'alcool
(davvero ero d'accordo con Marcoz? azz, devo limitare la Pietra)
WW

Ugolino Stramini ha detto...

WW, peggio di quanto credi, se vai a vedere alcuni tra quelli che hanno espresso lo stesso gradimento :-(

nicbellavita ha detto...

Ho seguito il duello verbale fra te e Marcoz da Gians. Entrambi avete espresso spunti interessanti, anche se, personalmente, mi sento più vicina alle tue posizioni.
Educare ad indossare quelle palandrane per noi è incomprensibile, ma non è reato. Obbligare, invece, lo è.
Ciao. :)

Marcoz ha detto...

Caro Ugolino, (non c'è ironia in "caro")

penso che la discussione potrebbe durare all'infinito, perché nessuno dei due intende concedere all'altro la bontà di alcune posizioni.
L'unica differenza tra te e me (smentiscimi, se sbaglio) è che io l'ho fatto sempre consapevolmente.
È perché l'ho fatto? Per il malsano piacere di sentirmi ripetere, sotto forme diverse, che lo stadio della evoluzione sociale Occidentale vale tanto quanto quella dell'area culturale islamica.

Credo proprio che il senso della vita stia solo nell'opportunità di assistere a quanto, noi umani, siamo involontariamente comici.

E detto questo, rimando a un vecchio post dell'esimio Giuseppe Regalzi, di cui suggerisco di leggere tutto il thread dei commenti.
Tanto per far notare che non vengo giù dalla montagna del sapone.

http://bioetiche.blogspot.com/2010/01/un-velo-insopportabile.html

Però, aggiungo un'ultima cosa, a prescindere dalle leggi e dai principi ispiratori della nostra convivenza civile.
Per me, vedere una donna uscire da casa con un occhio nero o con il burqa non fa alcuna differenza.
Nessuna delle due riuscirebbe a convincermi che si tratta di scelte personali.

Ho mentito. Non era l'ultima cosa.
Visto che si tratta di operare sul "piano culturale", butto lì una proposta, che io non avrei tempo di realizzare.
Raccogliere fondi sufficienti per poter fare una campagna mediatica periodica (tipo "pubblicità progresso"), affiggendo cartelloni nelle più grandi città, con un testo del genere:
"Donna islamica che porti il burqa: sappi che non sei tenuta a indossarlo. Se qualcuno vicino a te ti obbliga a farlo, magari minacciandoti, rivolgiti alle Forze dell'Ordine. Denuncialo!" (chiaramente, scritto anche in lingua araba e dopo aver verificato che le donne in questione sappiano leggere e scrivere).
Poi, tutti, con coca e popcorn, ad assistere alle reazioni.

Saluti

Ugolino Stramini ha detto...

Possono passare i millenni, ma niente può togliermi il gusto di rileggere queste inutili elucubrazioni.

Ugolino Stramini ha detto...

http://www.rivistastudio.com/studiorama/perche-portiamo-i-tacchi/