domenica 3 maggio 2009
Vale sempre la pena di riflettere...
Grazie innanzitutto a Sgembo per non aver lasciato passare inosservato il bicentenario della nascita di Darwin.
Il discorso però mi appare viziato. In fisica, come in matematica, lo zero esiste, e la teoria newtoniana degli infinitesimi ci dice come ci si arriva, cioè come una quantità sempre più piccola non si limiti ad approssimarlo, ma lo raggiunga e lo sorpassi; altrimenti il pelide Achille starebbe ancora lì a cercare di raggiungere la tartaruga.
Riportando il tutto all'oggetto, l'esistenza dei sentimenti nell'uomo e la loro presumibile derivazione evoluzionistica non comportano obbligatoriamente la loro preesistenza nella scala evolutiva, perché questo significherebbe attribuirne anche ai primi esseri unicellulari. I sentimenti, come la vista o la capacità di volare, sono comparsi in uno specifico momento dell'evoluzione prima del quale non esistevano.
Che poi i sentimenti siano sorti prima o dopo della comparsa dell'homo e che non siano patrimonio anche di altre specie animali (o vegetali) non è cosa che posso dire io dall'alto della mia ignoranza.
Ma a meno di sposare teorie panteiste, sempre legittime ma distanti dal mio modo di pensare, le prime alghe unicellulari non provavano sentimenti, e come loro molti dei loro discendenti passati ed attuali.
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5 commenti:
A parte il fatto che a me il panteismo scientifico interessa molto -ma sono appunto fatti miei- conconrdo grosso modo con te (vale la regola generale che nessun aforisma dimostrerà mai nulla, gli aforismi servono solo a stimolare riflessioni).
Tuttavia mi sembra strano pensare che una cosa complessa e sfuggente come i sentimenti siano apparsi di colpo con noi. Non sono aggiornato sulle ultime teorie evoluzioniste ma la diatriba tra "i salti evolutivi" e lo sviluppo graduale delle specie non mi pare risolta in modo definitivo, sbaglio?
Probabilmente la chimica è la materia più adatta per trovare una risposta. Dal momento che il sentimento, non si è ancora riuscito ad inserirlo nelle tavole degli elementi, potrei pensare che tutte le reazioni che si trovano in natura, sono esigenze di una catena evolutiva che al sentimento ha sempre anteposto la ragione, quella che anche gli uomini, dovrebbero utilizzare nell'affrontare i temi sulla vita e sulla morte.
Io credo alla seconda parte della frase, la prima in genere la considero valida per la popolazione delle imprese...
Detto questo, l'aforisma stimola la riflessione legata ad una sentenza che non considera la gelosia un'aggravante: secondo il diritto penale (personale) insomma un sentimento non costituirebbe "futile motivo".
1PS, sulle imprese concordo.
Per l'altro, non dimentichiamo che sino a qualche decennio fà la gelosia era un'attenuante; perché diventi un'aggravante la selezione dovrà lavorare ancora molto (vedi il mio recente post "della violenza, della morte, del bello")
pardon,
il contrasto con il futile motivo (aggravante) mi ha confusa
infatti volevo dire un'attenuante, il problema è che forse è futile motivo!
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