martedì 29 agosto 2023

Asimmetrie nella PMA

La Corte Costituzionale decide che la donna puó procedere all'impianto dell'embrione anche contro il parere dell'uomo.
La sentenza poggia su tre considerazioni.
La prima è che il coinvolgimento psicofisico ed emotivo della donna è molto maggiore di quello dell'uomo e quindi le va riconosciuta una primazia.
La seconda è che il diritto a nascere dell'embrione prevale sul diritto dell'uomo di cambiare idea.
La terza è che l'uomo aveva prestato uno specifico consenso informato circa l'impossibilità di revocare il consenso anche in presenza della possibilità di criocongelamento che consente l'impianto anche dopo molti anni dalla fecondazione.
Personalmente trovo molto condivisibile la seconda, meno le altre due.

La evidente asimmetria del ragionamento sta nel fatto che la tutela del diritto alla vita dell'embrione prevale sul diritto all'autodeterminazione dell'uomo ma soccombe di fronte al diritto all'autodeterminazione della donna.

Questa marcata diversità di trattamento già opera nell'interruzione di gravidanza, laddove però il coinvolgimento psicofisico della donna si concretizza nella prosecuzione di una gravidanza già in essere e l'esercizio del diritto è teso ad evitare che si realizzi.
Nel caso dell'impianto invece l'esercizio del diritto è teso a consentire che la gravidanza si avvii, quindi non vi è alcuna esigenza di evitare il coinvolgimento psicofisico della donna.
La sentenza infatti, non senza qualche opacità, parla del disagio subito dalla donna per il prelievo degli ovuli, in relazione al meno invasivo prelievo dello sperma dell'uomo.

Non rileva a mio parere quanto effettivamente sia più invasivo il prelievo degli ovuli rispetto a quello dello sperma, ma se il coinvolgimento psicofisico che comporta sia paragonabile a quello di una gravidanza indesiderata, che è il motivo per cui il diritto a nascere dell'embrione soccombe rispetto al diritto di autodeterminazione della donna.

La prioritaria tutela della salute della donna la si vorrebbe attuare in relazione ad un trattamento che per quanto invasivo non può essere paragonato a gravidanza, parto e puerperio e a posteriori, a sostegno del diritto di procedere all'impianto contro il parere del padre.
Non mi pare una logica ferrea.