mercoledì 27 gennaio 2010

Urca, il burqa!


La Francia sbaglia, la Carfagna pure. Se mi costringessero a uscire con l'uccello di fuori non sarebbe bello.

Art. 2
La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.

Art. 3
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Art. 13.
La libertà personale è inviolabile.
Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell'Autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge.

p.s.: per quanto in sedicesimi, non ce la faccio a stare in una sola riga. Ma dico. Se una si vergogna a mostrare il volto in pubblico, costringerla a farlo è come costringere me ad uscire nudo. Mi si dirà, le islamiche sono vittime. Bene, liberiamole. Mettiamole in condizione di denunciare chi le costringe a metterlo, il burqa, dico. Una legge Merlin per il burqa, una sonora cazzata, vieti ciò che non riesci a difendere, cioè la libertà di ciscuno di fare di se stesso quello che cazzo gli pare. Qualcuno ha costretto la Carfagna a mettere il burqa, non mi sembra: prima di "mettere la testa a posto" ha rivendicato il suo sacrosamto diritto di far vedere il culo da tutte le vetrine delle edicole. Il diritto è sempre lo stesso, mettere il burqa o stare al mare solo con un perizoma; indossare il velo da suora o fare un calendario pornografico, vivere o uccidersi: si chiama autodetrminazione.

7 commenti:

Gians ha detto...

Quando si pensa un qualcosa nello stesso momento ci si tocca la punta del naso, e noi l'abbiamo bello grosso.

Tess ha detto...

da noi si ragiona che va bene solo se diventa mercificazione. Qualcuno gli dica che quando le donne che stanno facendo training per farsi esplodere su qualche aereo o metro decideranno che è arrivato il momento, nessuna di loro indosserà il burqa

il mio nome è mai più ha detto...

In teoria sono assolutamente d'accordo.
Sulla libertà e l'autodeterminazione.
Ma quanto sono autodeterminate queste donne?
E chi gliela fa una Merlinetti ad hoc?
Tuttavia, se non c'è pericolo di nascondersi, nel senso peggiore del termine, nessun problema.

Tess, ma sei sicura che si farebbero saltare in aria senza quell'orpello?

Ugolino Stramini ha detto...

GIANS, ognuno il suo, ciadamancaiàtru!

TESS, sicuro un paio di jeans e occhiali griffati e piumino Monclair.

ENNE, aiutiamole ad autodeterminarsi. Costringerle a svelarsi non mi pare un buon sistema; è come se per farle sorpassare le inibizioni sessuali decidessimo di stuprare tutte le ragazzine a 15 anni.

Unknown ha detto...

si discute anche da marcoz su questo divieto, sai
come la penso, un passo avanti all'inciviltà è cosi che
si cambiano le cose non senza sacrifici, tutto il resto
sono commi leggi e quantaltro arnesi che è bene
non usare quando si vuol forzare un intima convinzione.

1ps ha detto...

Vedere la Carfagna decidere sull'argomento certamente irrita.
Penso che in una cultura che per i propri fini male interpreta gli stessi principi religiosi su cui si fonda, il concetto di autodeterminazione come quello di libertà di scelta prendano una piega interpretativa del tutto singolare.

Ugolino Stramini ha detto...

EGINE, la legge non può che fissare i minimi più bassi ed i massimi più alti; in mezzo, e ce n'è tanto, occorre pazienza, buona volontà e buon senso. Come dici tu.

1PS, infatti è solo qui da noi, soprattutto tra chi proveniendo da lì ed avendo o desiderando la citadinanza italiana che abbiamo il dovere di promuovere e diffondere la cultura della libertà, principio primo di tutti i diritti.
Vietare non è mai questo.